Peperoncino piccante calabrese.
Peperoncino
rosso di Calabria, il vero afrodisiaco, dinamite per la salute e il viagra dei poveri
Varianti dialettali: Pipi vruscente (pepe bruciante), cancarillo, pipazza, diavulillo, pipireo.
Area storica di produzione e consumo: tutta la Calabria, collinare e costiera.
Legame col territorio. In Calabria i peperoni sono approdati all'inizio del XVI secolo, provenienti dalla Spagna dove erano stati portati da Cristoforo Colombo di ritorno dal suo primo viaggio in America.
In Calabria non vengono tanto identificati col termine botanico quanto con il lessico popolare a seconda dell'uso e della forma della bacca: tonda, a palloncino o a cornetto e possono essere più o meno piccanti, secondo gli esperti, in Calabria, il peperoncino ha trovato il suo habitat ideale e sono considerati i migliori.
Il primo riferimento preciso sull’utilizzo del “Peperoncino di Calabria” si ritrova nel Medicinalium iuxta propria principia (1635) di Tommaso Campanella, filosofo domenicano di origini calabresi vissuto a cavallo tra il XVI e il XVII secolo. Nella sua opera Campanella definisce il peperoncino “piper rubrum indicum” e gli dedica un ampio spazio in quanto lo considera salutare per la cura del corpo.
Nella seconda metà dell’Ottocento il giornalista e scrittore calabrese Vincenzo Padula riporta nel suo fondamentale testo “Calabria prima e dopo l’Unità”, che il peperoncino veniva soprannominato il “lardo della povera gente” per il largo consumo nell’alimentazione nonché come merce di scambio per il popolo in un regime di baratto (“il popolo non vede mai denaro: è pagato con fichi di scarto e peparoli”).
Agli inizi del 1900 il peperoncino è considerato alimento fondamentale dell’intera Calabria. Il prete calabrese Lorenzo Galasso, nella sua opera “Arabi e beduini d’Italia”, segnala, a proposito delle abitudini alimentari degli abitanti di Mileto, che il loro pasto consisteva in “pane nero e duro, erbe selvatiche, peperoni, cipolle, agli, che mangiano avidamente e sono fortunati quando ne hanno”.
Ancora negli anni 50 del secolo scorso in alcune zone della Calabria il peperoncino rappresentava l'unico condimento nei pasti frugali della povera gente . In una nota di viaggio del 1958 lo scrittore calabrese Corrado Alvaro segnala che nei mercati locali erano venduti “certi pesci colore acciaio conservati sotto una polvere di pepe rosso”.
Descrizione del prodotto: le bacche possono essere: piccole e coniche; sottili e allungate, o leggermente ricurve; piccole e tonde come le ciliegie; colore: bicolori, violette e rosse, rosse, verdi, verdi e rosse; sapore: piccante. Una delle caratteristiche principali del Peperoncino di Calabria è la sua elevata piccantezza.
Tecniche di produzione: ama i terreni lavorati in profondità, esposizione soleggiata e molta acqua. Vengono seminati da gennaio a febbraio. Negli orti la pianta attecchisce molto meglio che in pieno campo. Quando il peperoncino è maturo viene raccolto, essiccato, macinato e conservato in barattoli al riparo dalla luce e dall'umidità.
Eventi e sagre: a Diamante in provincia di Cosenza, l'Accademia Italiana del Peperoncino organizza ogni anno il congresso nazionale e a settembre il Peperoncino Festival. Periodicamente anche convegni medici, mostre, rassage, concorsi gastronomici e gite non solo a Diamante ma in altre località.
Sito web: www.peperoncino.org
Uso gastronomico: nella norcineria, nelle conserve ittiche, nei formaggi, in quasi tutte le ricette tradizionali.
Articolo di Salvatore Tripaldi
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