
I fagioli di Caria
Legume tipico calabrese dell'altopiano del Poro
Sinonimo: FAGIOLO DEL PORO - Nome dialettale: SURJACA , SURIACA
Area storica di produzione e consumo: area dell'altopiano del Monte Poro in provincia di Vibo Valentia.
Legame col territorio:
Questo prodotto viene coltivato nel Vibonese da diversi secoli, nel territorio di Caria e di Zaccanopoli, dall'ultimo dopoguerra la produzione ha seguito andamenti crescenti fino agli anni '80 e conseguente periodo decrescente.. Il fagiolo di Caria deve la sua tradizionalità e qualità sia alla particolarità della cultivar e sia alla tecnica di produzione rimasta invariata nel tempo. Le particolari condizioni microclimatiche dell'area dell'altopiano del Poro, a circa 700 s.l.m., conferiscono al prodotto una qualità organoletticamente superiore a quella degli altri fagioli prodotti in altre zone anche limitrofe.
Da oltre trenta anni, nel paesino di Caria, situato sulle colline di Tropea, si tiene in agosto la "Sagra della Surjaca", con una partecipazione numerosa di visitatori e turisti.
Descrizione del prodotto: La pianta è esile di medio accrescimento a sviluppo determinato e conformazione cespugliosa alla maturazione. I fagioli che si coltivano nell'area soleggiata del Poro sono in prevalenza i fagioli al burro, a suriaca paisana e i cannellini.
Il seme dei fagioli a burro (o burrosi) hanno il seme arrotondato, mentre i fagioli cannellini hanno una forma allungata del seme. Ad ogni modo il seme è di colore bianco e di sapore dolce.
Il baccello è a sezione circolare leggermente incurvata.
FORMA: Baccello a sezione circolare incurvata; DIMENSIONI MEDIE: 6-10 cm; PESO MEDIO: 20-30 gr.;
SAPORE: Dolce cremoso; ODORE: Tipico; COLORE: Seme di colore bianco. Tecniche di produzione: Si semina in primavera-estate e dopo le relative operazioni colturali la raccolta avviene in settembre-ottobre. Segue per 15-20 giorni una prima essiccazione al sole, su spallette in legno, con tutto il fusto, battitura e/o trebbiatura. La stagionatura del fagiolo avviene mediante una successiva esiccazione per 7 giorni al sole. Vengono conservati dopo essiccati, in recipienti vari. Anticamente la semina del fagiolo era fatta a mano come tutte le altre successive operazioni, oggi gran parte delle operazione viene effettuata con le macchine agricole, anche se i vecchi contadini seguono ancora le vecchie tecniche.
Uso gastronomico: Per secoli è stato un elemento nutrizionale molto importante per la popolazione calabrese impegnata nei lavori duri e nelle campagne, in sostituzione della carne, riservata solo ai ricchi di quel periodo, infatti i fagioli secchi hanno un valore nutritivo da paragonarsi a quello della carne, per questo denominata la "carne dei poveri".
Suriaca 'nta Pignata:
la cottura da SURIACA avveniva a fuoco lento (tre ore circa) nel caminetto "focuni" tramite recipiente di terracotta chiamata "pignata" riempita di fagioli e di acqua calda man mano che si asciugava, nel corso della bollitura. L'acqua calda era a sua volta contenuta, in una pignata più piccola presente accanto a quella utilizzata per la cottura dei fagioli. Durante la lenta cottura bisogna osservare delle procedure, come alimentare il fuoco, avvicinare e allontanare la pignata dal fuoco a seconda la necessità, aggiungere l'acqua calda, mescolare i fagioli all'interno della pignata agitandoli manualmente, senza l'utilizzo di forchette e cucchiai, scoprire e coprire con un coperchio di terracotta la pignata, aggiungere a metà cottura, il sale, un peperoncino calabrese, uno spicchio di aglio di Papaglionti. Consumati calde con le erbe selvatiche "erbi di margiu" raccolte e bollite, il tutto condito con l' olio extra vergine d'oliva novello.
La surjaca era il piatto più utilizzato nelle cene dei contadini calabresi, dopo una dura giornata di lavoro nei campi.
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