Itinerario a Gerace.
Gerace è un piccolo borgo medievale della provincia di Reggio Calabria inserito all'interno del Parco Nazionale dell'Aspromonte; costruita nel VII-VIII sec. dagli abitanti dell’antica polis magnogreca di Locri Epizephiri, che cercavano un rifugio contro le incursioni dei saraceni, deve il suo nome forse proprio al sito scelto: jerà akis, "vetta sacra", o, secondo altri, Aghia (Santa) Ciriaca, nome utilizzato dai Bizantini per indicare la rupe.
La Città era circondata anticamente da solide mura turrite, di cui restano tuttora tracce, che ne delimitavano l’accesso, chiudendola in una sorta di fortezza alla quale si accedeva tramite delle porte. Gli spazi che si aprivano erano destinati a varie funzioni: piazza del Tocco rappresentante la Curia Civilis, antica sede del Parlamento locale costituito da rappresentanti della nobiltà, della borghesia e dei “mastri”; e piazza Tribuna, che anticipa l’ingresso alla cittadella vescovile, la Curia Episcopalis. Il prospetto principale delle costruzioni nobiliari, che si affaccia di solito sulle arterie principali e sulle piazze della Città, è caratterizzato da maestosi portali in pietra lavorata da scalpellini locali sui quali è inciso lo stemma del casato. |
Da San Nicola del Cofino, antico ninfeo magno greco trasformato dai monaci basiliani in laura bizantina, si raggiunge piazza delle Tre Chiese: la duecentesca San Francesco, con il grande altare policromo di età barocca, la semplice chiesetta bizantina di San Giovannello, variamente datata al X-XI secolo e l’Oratorio del Sacro Cuore, riedificato dopo il terremoto del 1783. Si giunge quindi a piazza Tribuna, ov’è l’ingresso alla Cattedrale attraverso la cripta; il duomo, costruito dai normanni tra la fine dell’XI e l’inizio del XII secolo, ha sul retro due absidi turrite, rifatte nel XV secolo; nel 1669, sull’abside centrale fu aperto l’accesso alla cripta, e su quest’ingresso, ora occupato da un portale baroccheggiante del 1829, fu costruita una tribunetta perché da lì il vescovo potesse impartire le benedizioni ai suoi fedeli. Il corpo longitudinale della chiesa è diviso in tre navate da due file di archi, sostenuti da venti colonne tutte diverse tra loro, trafugate in epoca normanna dai templi locresi.
Accanto al presbiterio, nel 1431, è stata realizzata dai conti Caracciolo, allora feudatari di Gerace, la Cappella del Santissimo Sacramento, che, rivestita nel XVII secolo di marmi locali, custodisce ancora oggi il tabernacolo donato da Ferdinando Consalvo Cordova, Marchese di Gerace. L’altare maggiore, cesellato in marmi policromi, fu eseguito ad opera dei fratelli Palazzotto da Catania e Antonio Amato da Messina nel 1731, durante l’episcopato di Idelfonso del Tufo. Raggiungibile tanto da una scala interna, quanto dall’ingresso di Piazza tribuna, la Cripta della Cattedrale nasconde un corpo frazionato in vari ambienti, distribuiti intorno ad un sistema di volte sostenute da ventisei colonne tutte diverse.
Un elegante cancello in ferro battuto chiude il Sacello dell’Itria, icona medievale perduta, rivestito da marmi policromi e decorato con finissime ornamentazioni raffiguranti le litanie della Vergine; la statua della Madonna della Stella, recuperata nel 1976 da un’edicola di Prestarona, si trova attualmente sull’altare della Cappella al posto dell’antica icona della Madonna dell’Itria. Nella cripta è ora allestita la sala degli Argenti della Cattedrale: ricchissimo è il busto di S. Veneranda, patrona di Gerace, che custodisce il cranio della martire.
Scendendo per via Zaleuco, si susseguono il Palazzo dell’Abate Elia, oggi Delfino, con le sue bifore catalane, e l’imponente struttura di Palazzo Candida. Prima di arrivare a piazza del Tocco, con una piccola deviazione, si può ammirare il portale dello scultore Lucifero, con la sua particolare simbologia. Tornando a piazza del Tocco, ci si ritrova nel “salotto di Gerace” di fronte ai palazzi di alcune tra le più nobili famiglie della città: Migliaccio, Macrì oggi Zangara, Calceopulo, ed infine palazzo Grimaldi Serra, attualmente sede del Municipio. Scendendo verso la porta del Sole, sulla sinistra non passa indifferente palazzo Trombì, con il particolare di un puttino che calpesta la faccia di un diavolo. Giungendo in piazza della Repubblica, è possibile visitare la Chiesa di Santa Maria del Mastro, antica sede protopapale, fondata nel 1084, dietro la quale c’è palazzo De Balzo, al quale è legata la leggenda di un tesoro nascosto sorvegliato dal fantasma di un moro.
Ingresso Cattedrale: € 1,50 (prezzo riservato ai gruppi)
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